REPERTORIO

Gli spettacoli, prendendo spunto dalla storia delle varie dominazioni subite nei tempi, ripropongono usanze, costumi e tradizioni confluite con il passare degli anni nella tradizione bergamasca.

Testi di presentazione dei balli e canti






"Lo spazzacamino"
Canto e ballo
La danza bergamasca presenta antiche origini che risalgono al 1600. Ne è testimonianza il canto dal titolo "Lo spazzacamino", raccolto e pubblicato in forma di madrigale da Filippo Azzaiolo. Il testo descrive il mestiere dello spazzacamino, figura oggi scomparsa, ma di notevole importanza in tempi in cui la sola possibilità di riscaldare le abitazioni era rappresentata dal camino. Ed il camino doveva essere periodicamente ripulito dalla fuliggine da parte di questi curiosi personaggi che giravano per i paesi con i loro particolari attrezzi e con il viso e gli abiti perennemente cosparsi di fuliggine. A seguito del canto viene proposto un ballo che, secondo la consuetudine bergamasca, ripropone d’apprima la melodia del madrigale in ritmo lento per poi trasformare la stessa melodia in un ballo brillante e veloce.
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"Sic Sacc de socc secc"
Canto e ballo
Il gioco dello scioglilingua è comune a tutte le lingue e quindi a tutti i dialetti. A Bergamo il più celebre recita "Sic sacc de socc secc ie cara ca cà". La traduzione letterale corrisponde a "cinque sacchi di legna secca sono utili per la casa". La canzone che prende il titolo dallo scioglilingua si presenta dunque come un pretesto per giocare sul dialetto bergamasco che, a uno sprovveduto ascoltatore, potrebbe sembrare addirittura simile alla lingua tedesca. Il tutto nasce da un passeggiata nel bosco, quando, alla vista di rami di legna secca viene in mente il freddo dell’inverno ed il tepore del fuoco scoppiettante di un camino. Dunque il suggerimento è quello di fare provvista: alcuni, cinque in questo caso, sacchi di legna saranno sicuramente utili per riscaldare la casa. Naturalmente al canto farà seguito un ballo. E in che modo potranno essere rappresentati i sacchi di legna? Aspettate e vedrete...
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"Mazurca delle "Ombrele"
Ballo
L’ombrellone è stato per secoli il tipico arnese dei pastori che lo usavano per ripararsi sia dal sole che dalla pioggia, durante il pascolo, ma anche come giaciglio per dormire e ripararsi dal freddo durante la trasumanza, quando trasferivano i loro greggi dai monti verso la bassa pianura bergamasca. A ricordo di questa tradizione l’ombrellone può diventare anche la causa ed il mezzo per sviluppare originali e curiose invenzioni coreografiche.
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"Carolina"
Canto e ballo
Vi vogliamo ora raccontare la storia di "Carolina". Un tempo le giovani ragazze spesso si trasferivano in città dalle Valli in cerca di umili lavori. Carolina, dalla Val seriana, scende in città per fare la domestica e ogni mattina esce di casa per fare la spesa. E la sua particolare bellezza ha già attirato l’attenzione dei giovani della città che attendono con ansia il suo passaggio. I giovani cercano così di attirare la sua attenzione, ma Carolina è svelta e scaltra: civetta con tutti, ma non concede a nessuno il suo cuore.
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"Piccola quadriglia"
Ballo
La quadriglia è una danza di origine francese che fu divulgata soprattutto nel periodo napoleonico e divenne popolarissima in tutta Europa. La musica, solitamente vivace e briosa, era derivata da motivi popolari, mentre le figurazioni avevano come base di posizionamento delle coppie il quadrato, da cui derivò appunto il nome quadriglia. Naturalmente anche a Bergamo, durante la dominazione francese, si diffuse questo ballo che poi restò nei gusti della gente sino ai primi anni del 900. Su musiche originali del M° Luigi Ravasio presenteremo ora una ballo coreografico dal titolo "Piccola Quadriglia".
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"Furlana"
Ballo
La Furlana è una danza originaria del Friuli, praticata a Venezia fin dal 600 e poi diffusa a Bergamo con la dominazione veneta. Più che una musica particolare s’intende uno stile di ballo definito appunto "alla furlana". Un cronista francese dell’800 così la descrive: "la Furlana è danzata da coppie che girano in tondo, saltando e scuotendo i piedi con rapidità e leggerezza meravigliosa, rotando sempre nello stesso senso, e prendendosi talvolta per le braccia e intrecciadosele sopra la testa... ". La Furlana, come molte altre danze popolari, rimase in voga sino alla fine dell’800. Curiosamente tornò alle cronache nel 1914, quando Papa Pio X, consigliò un ritorno alla furlana per combattere la diffusione del tango.
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"Valle Seriana"
Ballo
Nel ’700, in alta Valle Seriana, era tradizione che all’uscita della chiesa da parte di una giovane coppia di sposi; sul sagrato della chiesa stessa si radunavano parenti e amici di questi sposi per festeggiarli. In quell’occasione gli amici offrivano alla novella coppia vari doni che però, data la grande povertà del momento, non potevano che essere umili e utili oggetti della vita quotidiana. Seguiva poi una festa alla quale partecipava tutta la popolazione e gli amici di questi sposi, in loro onore, ballavano e cantavano. Come potrete notare, tra le varie figurazioni di questo ballo spiccherà la formazione di due cerchi a simboleggiare le due fedi nuziali. Successivamente i due cerchi si uniranno a formare un unico cerchio a rappresentare la forza dell’amore e dell’unione coniugale.
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"Valzer degli orobici"
Ballo
La moda e la mania del valzer giunge nel nord Italia con la dominazione austriaca del 1800. Naturalmente anche la popolazione fu attratta da questa interessante novità nel campo della danza e si mise naturalmente in competizione con gli austriaci anche in questo campo. Nacque così, dalle nostre parti il... "Valzer degli Orobici".
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"Danza Bergamasca"
Ballo
La Bergamasca fu una danza già nota in Europa nel 1600 e soprattutto in Inghilterra dove è citata da Shakespeare nella commedia "Sogno di una notte di mezza estate". Alcuni temi di bergamasche furono utilizzate da molti musicisti sempre nel 1600 come base per varie composizioni. Nel 1700 assume carattere analogo alla tarantella, come danza veloce. Il ballo è preceduto da un canto in stile polifonico risalente al 1600. Il ballo vuole riassumere le due anime della danza bergamasca, quella più antica, di passo lento e sontuoso e quella più moderna, vivace e briosa, simile alla tarantella.
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"San Vele"
Canto
San Vele è il nome del colle che sovrasta Bergamo: meta di passeggiate romantiche, luogo ideale per l’ispirazione di pittori, musicisti e poeti. Innumerevoli sono infatti gli esempi di omaggi dedicati a questo luogo così suggestivo. La canzone che ora eseguiremo, illustra con frasi poetiche le bellezze del luogo: il mirabile panorama, l’aria pura e fresca, i rintocchi delle campane e, di sera, le luci che illuminano in lontananza la città. San Vele è un luogo magico che riconcilia con le cose belle della vita.
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"Quadriglia napoleonica"
Ballo
Come abbiamo già detto la quadriglia si diffuse in tutta Europa soprattutto durante la dominazione napoleonica. Naturalmente questo ballo era il preferito anche dai soldati reduci dalle campagne militari. A loro è appunto dedicata questa danza che li vede protagonisti nonostante gli acciacchi e le ferite di guerra: ma un vero soldato non si arrende mai, neppure di fronte ad invito al ballo e specie se si tratta di una "quadriglia napoleonica".
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"La Mura"
Canto
La Mura è un antico gioco popolare che veniva fatto conteggiando le dita delle mani tra due o più contendenti. Questi gioco ha ispirato la canzone che ora ascolterete. Il testo illustra lo svolgersi del gioco, ambientato nelle osterie e accompagnato da abbondanti libagioni. Non era infrequente che le donne del paese fossero costrette ad andare a recuperare i loro uomini, che infervorati dal gioco e dal bere, si dimenticavano di ritornare a case. Oppure che dovessero intervenire per sedare le numerose risse che si accendevano tra i contendenti. Tuttavia di solito non accadeva nulla di irreparabile ed alla fine di tutto l’amore, come sempre trionfava. E quindi, non solo per assonanza, alla fine tutti cantavano "Viva La mura, Viva l’Amur !"
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"Festa alla fattoria"
Ballo
Questo ballo si ispira alla vita contadina nelle campagne bergamasche del tardo ottocento. Dopo il duro lavoro dei campi anche i momenti di riposo e di festa avevano come cornice le mura della fattoria. Si mangiava, si brindava alla clemenza del cielo e infine i più giovani si lanciavano nelle danze. La coreografia di questo ballo prevede ad un certo punto una curiosa figurazione in cui gli uomini, disposti in cerchio e intrecciando l’un con l’altro le braccia, sollevano le donne comodamente sedute: un gioco faticoso, ma dimostrativo della vigoria dei giovani contadini.
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"Medea"
Ballo
La storia narra che Medea era l’ultima e prediletta figlia di Bertolomeo Colleoni, capitano di ventura della Repubblica veneta che aveva eletto Bergamo ed il castello di Malpaga come sua residenza. Purtroppo la ragazza morì in giovane età ed il Colleoni, disperato per la perdita, decise di erigere a suo ricordo la splendida cappella che ancora oggi possiamo ammirare in Piazza vecchia, accanto alla Chiesa di Santa Maria Maggiore. Lo stesso colleoni, alla morte, volle essere sepolto nella Cappella per essere per sempre vicino alla sua adorata Medea. Il ballo vuole essere un gentile omaggio alla bellezza ed alla gioventù di quella sfortunata ragazza.
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"La cansù de Berghem"
Canto
Tutte le grandi città hanno canzoni che le descrivono e rappresentano: Milano, Venezia, Napoli... ed anche Bergamo non vuol essere da meno. Per cui ecco la "La cansù de Berghem" che descrive tutte le bellezze di questa città, patria di Alrlecchino, e dei suoi incantevoli d’intorni.
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